Il dilemma dell’autopercezione

Da dietro una tenda, una donna descrive il proprio aspetto guidando la mano di un ritrattista, che la ritrae senza vederla due volte, seguendo dapprima la rappresentazione che la donna dà di sé in base alla sua autopercezione e poi quella fornita da una persona estranea. Il risultato è sorprendente: i due ritratti non si somigliano affatto, e il soggetto del ritratto descritto dall’estranea appare più bello, felice e accurato.

Si tratta di un cortometraggio dal forte impatto emotivo lanciato nel 2013 da Dove, marchio di prodotti per l’igiene personale, nell’ambito di una campagna marketing incentrata sul tema della percezione della propria bellezza da parte delle donne. Sebbene la campagna sia volta a rafforzare autostima e accettazione femminile, il video mette in luce in maniera chiara ed efficace la forte incongruenza che risiede di frequente tra autopercezione e percezione altrui.

Estendendo il discorso al di fuori dalla sfera prettamente estetica, è molto comune incappare in errori di autovalutazione. Questo non solo è sintomo di un evidente distorsione della percezione della realtà, ma rischia di riflettersi negativamente sull’idea che abbiamo degli altri. In ambito aziendale, per esempio, ricerche autorevoli effettuate negli ultimi anni rivelano che il 70% dei manager valutano se stessi in maniera inesatta, e il 62% ha di conseguenza una percezione errata dei propri collaboratori.

Acquisire autoconsapevolezza è un processo tanto complesso quanto necessario. Avere una visione alterata di sé ha infatti effetti negativi sul rapporto con se stessi e anche su quello con gli altri. In primis, impedisce di trarre il massimo vantaggio dai propri punti forza, migliorare le proprie debolezze, e sfruttare a pieno il proprio potenziale. Una caratteristica comportamentale che si considera positiva, come la determinazione, potrebbe essere vista dagli altri come testardaggine, e non venire apprezzata.

In secondo luogo, la mancanza di autoconsapevolezza falsa il giudizio che abbiamo degli altri, minacciando relazioni personali e lavorative. Se non siamo in grado di riconoscere in maniera oggettiva il nostro stile comportamentale o il nostro livello di controllo e di gestione delle emozioni, aumenteranno inevitabilmente le occasioni di scontro e conflitto con gli altri.

 

Come potrebbero vederci gli altri?

 

In base alla metodologia TTI Success Insights®, possiamo definire per ogni stile comportamentale la percezione di sé e come potrebbero vederci gli altri.

 

  • Stile comportamentale rosso

Come mi vedo: deciso, carattere forte, determinato, orientato agli obiettivi, diretto
Come potrebbero vedermi gli altri: pressante, arrogante, presuntuoso, intollerante, aggressivo

  • Stile comportamentale giallo

Come mi vedo: socievole, ottimista, entusiasta, creativo, allegro
Come potrebbero vedermi gli altri: invadente, frettoloso, superficiale, caotico, stravagante

  • Stile comportamentale verde

Come mi vedo: comprensivo, collaborativo, paziente, affidabile, tranquillo Come potrebbero vedermi gli altri: docile, testardo, insicuro, permaloso, dipendente

  • Stile comportamentale blu

Come mi vedo: preciso, attento, giudizioso, curioso, scrupoloso
Come potrebbero vedermi gli altri: rigido, diffidente, scettico, freddo, pessimista

 

Per fare chiarezza e risolvere questa alterazione nella percezione di sé, è fondamentale uscire dalla sfera soggettiva e affidarsi a strumenti di valutazione oggettivi. Le analisi TTI Success Insights® mappano in maniera accurata e scientifica lo stile comportamentale, le forze motivazionali e il livello di intelligenza emotiva, offrendo così un quadro neutrale del profilo. I vantaggi? La possibilità di conoscere a fondo se stessi, e di acquisire strumenti e competenze volte a valutare in maniera oggettiva ed efficace anche gli altri.