L’orientamento in azienda: valore e buone pratiche

Intervista con Annie Pontrandolfo, Presidente Asnor
Da quasi vent’anni, Asnor è il punto di riferimento nazionale per l’orientamento.
Fondata con l’obiettivo di valorizzare e promuovere la figura professionale dell’orientatore professionale, l’associazione si impegna per sostenere la crescita di una comunità di professionisti che operano nei contesti scolastici, universitari e lavorativi.
Con una rete attiva su tutto il territorio nazionale, Asnor realizza percorsi formativi, attività di ricerca, iniziative culturali e partnership istituzionali che rafforzano il riconoscimento del ruolo dell’orientatore, oggi più che mai necessario per accompagnare studenti, lavoratori e organizzazioni nei processi di scelta, cambiamento e transizione.
Alla guida di Asnor c’è Annie Pontrandolfo, presidente di Asnor, che da anni è in prima linea nella divulgazione del valore della figura dell’orientatore professionale nei percorsi di sviluppo personale e professionale.
Annie Pontrandolfo è anche consulente certificata TTI Success Insights Behaviours & Motivators e abbiamo avuto di nuovo il piacere di incontrarla per parlare di orientamento in azienda e della sua esperienza con TTI Success Insights Italia.
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Qual è la funzione dell'orientamento professionale in questo momento storico?
Dopo la pandemia, molte cose sono cambiate nella vita delle persone. Ci troviamo in un momento storico particolarmente delicato, ma allo stesso tempo ricco di opportunità per l’orientamento.
Oggi più che mai, l’orientamento può rappresentare uno strumento prezioso per ritrovare una direzione, soprattutto laddove questa si è smarrita e dare un senso al proprio lavoro.
In questi ultimi anni si è parlato molto di orientamento, ma meno spesso si è fatto chiarezza su chi, di fatto, svolge queste attività. Sono gli orientatori professionisti, formati e competenti, che operano nei diversi contesti in cui oggi l’orientamento è richiesto: un ambito ormai trasversale, che richiede specializzazioni diverse a seconda del destinatario.
Asnor – Associazione Nazionale Orientatori – opera su tutto il territorio nazionale, con una rete composta da circa 2.000 professionisti. L’associazione detiene il Registro Orientatori Asnor, in riferimento alla Legge 4/2013 sulle professioni non regolamentate: un punto cruciale da sottolineare.
C’è chi lavora in ambito scolastico – con interventi differenziati per ordine e grado – chi si occupa di orientamento universitario, sia in entrata che in uscita, e chi è specializzato nel supporto alle transizioni professionali. Non solo, quindi, per chi cerca il primo impiego, ma anche per chi – dopo anni di esperienza – ha bisogno di riposizionarsi all’interno di un mercato del lavoro profondamente trasformato. L’orientatore può essere una risorsa non solo per le persone, ma anche per le aziende.
L'orientatore in azienda: una risorsa strategica per affrontare il cambiamento
Si, per molto tempo, parlare di orientamento significava riferirsi quasi esclusivamente all'accompagnamento al primo impiego. Oggi, però, il concetto di orientamento si è evoluto e ha trovato spazio anche all’interno delle organizzazioni. Un cambiamento necessario, perché il mondo del lavoro è profondamente mutato, e con esso le esigenze delle aziende e delle persone che ne fanno parte.
Le imprese si trovano spesso in un momento di disorientamento: devono ripensare strategie, rivedere obiettivi, ridefinire il proprio assetto organizzativo. Ma un’azienda è fatta di persone, e per ritrovare una direzione chiara e condivisa, è fondamentale che le persone, a loro volta, abbiano chiarezza sul proprio percorso. L'orientamento, in questo contesto, diventa uno strumento prezioso per allineare le traiettorie individuali a quelle aziendali.
Ecco perché la figura dell’orientatore professionista può portare un valore significativo in azienda. Non solo supporta i dipendenti nei momenti di transizione, crescita o riposizionamento, ma diventa un alleato anche per chi guida le imprese, favorendo una visione condivisa e coerente tra leadership e team. Si tratta di costruire un senso di direzione comune, spesso assente o disallineato.
L'orientamento nelle aziende italiane
Alcune aziende stanno già iniziando a integrare l’orientamento nelle proprie strategie HR, riconoscendone il potenziale trasformativo. Come Asnor – Associazione Nazionale Orientatori, promuoviamo da tempo l’adozione di una nuova cultura dell’orientamento: un approccio che mette al centro la persona, con l’obiettivo di generare benessere e risultati sostenibili.
Perché una persona che ha perso il senso del proprio ruolo o del proprio contributo difficilmente riuscirà a esprimere tutto il suo potenziale. Ed è proprio da qui che occorre ripartire: dalla valorizzazione della persona come leva per far evolvere anche l’organizzazione.
Un messaggio rivolto in particolare anche alle piccole imprese, dove spesso la gestione delle risorse umane è affidata a figure interne non specializzate, ma anche alle grandi aziende, che possono contare su dipartimenti HR strutturati. In entrambi i casi, lavorare in sinergia con orientatori qualificati può fare la differenza nel costruire strategie efficaci e realmente centrate sulle persone.
Puoi raccontare alcune best practice di orientamento in ambito professionale e nelle aziende?
Quando pensiamo alle best practice guardiamo soprattutto ai paesi del nord Europa, agli USA dove l’orientamento è più diffuso, ma anche nel nostro Paese iniziamo a vedere alcuni modelli virtuosi.
Durante la Rome Future week 2024 un gruppo di orientatori Asnor si sono confrontati nell’Hackathon “Il futuro dell’orientamento” e hanno identificato esperienze positive.
Un esempio significativo di orientamento in ambito professionale è rappresentato dalle APLO (Agenzie per il Lavoro Orientativo) e dalle società di outplacement, che strutturano percorsi articolati a supporto delle persone. Questi percorsi includono l’accoglienza, l’autoanalisi professionale – spesso attraverso bilanci di carriera – e si completano con strumenti operativi come la definizione del personal branding, la preparazione ai colloqui e l’accompagnamento attivo alla ricerca di nuove opportunità.
Parallelamente, stanno emergendo nuove realtà che superano il modello “one shot” per offrire un orientamento più continuativo. Queste organizzazioni accompagnano le persone lungo tutto il ciclo di vita professionale, valorizzando la consapevolezza come processo che si sviluppa nel tempo. In un contesto in cui le carriere sono sempre più fluide e le competenze hanno un ciclo di vita sempre più breve, l’orientamento assume la forma di un alleato permanente, capace di favorire l’adattamento, la crescita e l’evoluzione professionale.
Ci sono anche interessanti casi di collaborazione tra orientatori e professionisti delle risorse umane. In queste collaborazioni, l’orientatore affianca il lavoratore nello sviluppo delle competenze trasversali, nella pianificazione di carriera e nella gestione delle transizioni – che si tratti di nuove mansioni, cambi di ruolo o riqualificazioni professionali. Questo tipo di lavoro congiunto permette di promuovere una maggiore consapevolezza interna, facilitando l’incontro tra le esigenze dell’organizzazione e quelle delle persone.
Un’altra tendenza rilevante riguarda le startup e le aziende tech con una cultura aziendale forte: sempre più spesso integrano nei loro programmi di onboarding attività orientative strutturate. Si tratta di percorsi che includono mentorship, formazione continua, team building e iniziative per favorire l’integrazione dei nuovi assunti nella cultura aziendale.
Le filiali italiane di grandi gruppi multinazionali (Es. Google, Zappos, IBM) adottano spesso programmi di orientamento globali, offrendo esperienze coerenti e di alta qualità, mentre alcune aziende nel settore della consulenza (es. Deloitte) e della formazione stanno sperimentando percorsi personalizzati focalizzati sullo sviluppo delle soft skill e sulla costruzione di relazioni interne.
Per una nuova cultura dell'orientamento
Tutti questi esempi ci raccontano una cosa chiara: quando l’orientamento è ben progettato e integrato nei processi organizzativi, può diventare un motore di cambiamento positivo. E, soprattutto, può contribuire a trasformare l’idea stessa di orientamento, rendendolo uno strumento accessibile, continuo e meno legato esclusivamente ai momenti critici.
Gli strumenti TTI Success Insights per gli orientatori
L’attività di orientamento richiede strumenti sempre più precisi per comprendere a fondo le persone. Strumenti come quelli di TTI Success Insights, che analizzano comportamenti, motivazioni e livelli di intelligenza emotiva, si rivelano preziosi per supportare percorsi di crescita, transizione e consapevolezza.
Anche per questo motivo Annie Pontrandolfo, presidente di Asnor, ha scelto di acquisire la certificazione TTI Success Insights – Behaviours and Motivators, integrando così un approccio scientifico e strutturato al servizio della relazione orientativa.
Guarda la video testimonianza di Annie Potrandolfo
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